L’importanza delle donne nella tutela ambientale

Da diversi studi di marketing e psicologia climatica emerge che le donne sono più green degli uomini. Si tratta, dati alla mano, di un vero e proprio “eco gender gap”. Delle donne il 71% cerca di vivere in maniera più equa e sostenibile, nel caso degli uomini il valore % si abbassa al 59%.

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Gli uomini con le loro attività e consumi (in particolare maggiore consumo di carne) producono rispetto alle donne un eccesso del 15% di gas serra.

Le donne attente ad un minor consumo di acqua ed agli sprechi sono pari rispettivamente al 38 e 33 %, contro rispettivamente il 30 ed il 27 % degli uomini

Anche in campo imprenditoriale il gap si fa notare: delle imprese a guida femminile quelle green rappresentano il 12% contro il 9% delle imprese a guida maschile; contemporaneamente  però si viene a sapere che tra gli sfollati per eventi ambientali le donne rappresentano l’80%, quasi a sostanziare la loro posizione come “salvare il pianeta per sopravvivere”.

Tutto ciò emerge da alcune relazioni di Unioncamere, della Mintel, e da un recente libro “Prime 10 scienziate per l’Ambiente”: 10 storie raccontate da 5 giornalisti e 5 giornaliste per dimostrare la capacità scientifica della donna, la sua presenza a pieno titolo ed in assoluta parità con l’uomo nella storia della Scienza, il suo carattere di perseveranza e la sua volontà di condivisione delle conoscenze maggiore che nell’uomo.

Tra le 10 l’unica italiana è Laura Conti, il cui nome è legato al disastro di Seveso, luglio 1976, quando un guasto al sistema di raffreddamento della Roche disperse nell’aria grandi quantità di diossina causando un disastro ambientale. Laura si fece in 4 per tenere informata sempre la popolazione ed a lei si devono i limiti alle concentrazioni degli inquinanti imposti poi dalla legge.

Oltre che alla Conti il libro fa riferimento a Maria Telkes del Solar Energy Conversion Project, Silvia Earle pioniera dell’oceanografia, Maria Sibylla Merian, Jeanne Baret, Eunice Newton Foote, Dyan Foose, Jane Goodall, Dana Meadows.

Un bell’esempio del contributo alla ricerca ambientale da parte della donna viene dall’applicazione dei principi dell’economia circolare: con gli scarti vengono creati oggetti di design, vengono tirati fuori  valori e bellezza da ciò che finisce in discarica. Così la creatività sposa l’economia circolare: bucce di pomodoro trasformate in candele, polvere di grafite in matite che scrivono 21 volte più a lungo di una matita normale e tinture per tessuti che risparmiano rispetto alle tradizionali 90%di acqua e 47 % di energia. Il successo deriva dallo spostare l’attenzione dalla funzionalità dell’oggetto al materiale con cui è fatto

Articolo N.119 del 30-10-2023 | a cura di Luigi Campanella


Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.

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