Tra i coloranti naturali che potrebbero sostituire  i coloranti di sintesi nel settore tessile troviamo:
a) coloranti derivati dalle piante (classificazione del Colour index C.I. 75.000-75.999). Tra quelli più diffusi:
– alizarina (da radici di Rubia tinctorium) C.I. 75330
– luteolina ( da Reseda luteola) C.I. 75590
– indaco naturale (da Isatis tinctoria, Indogofera tinctoria e Polygonum tinctorium) C.I. 75780
b) coloranti per alimenti. Tra quelli più diffusi:
– annatto, bissina, norbissina (da Bixa orellana)
– acido carminio e acido chermetico (da insetti del genere Dactylopius spp.  e Porphyrophora spp.)
– curcumina  (da Curcuma longa) C.I. 75300
– carotenoidi (da specie diverse) C.I. 75130
– clorofille (da spinacio e ortica) C.I. 75810
– rosso di barbabietola, betanina
c)   coloranti minerali:
– Al  (C.I. 77000 – 77019)
– Ca (C.I.  77220 – 77250)
– C (C.I.  77265 – 77268)
– Fe (C.I. 77485 – 77543)
– Mg (C.I.  77711 – 77718)
– Mn (C.I.  77726 – 77755)

Tra le numerose specie in grado di fornire coloranti vegetali ve ne sono alcune che, più di altre,   presen-tano elevate potenzialità produttive ed un più facile inserimento nei tradizionali ordinamenti colturali. Tra queste degne di attenzione sono alcune specie in grado di fornire i tre colori fondamentali quali il rosso (Rubia tinctorum per l’alizarina), il giallo (Reseda tintoria per la produzione di luteolina) e il blu (Isatis tin-toria e Polygonum tinctorium per la produzione di indaco).

Un ruolo fondamentale per la produzione di indaco naturale è svolto da alcune specie erbacee come Isatis tintoria, originaria dell’areale europeo, e Polygonum tinctorium originario della penisola Indocinese che, hanno presentato ottime potenzialità produttive, e possibilità di realizzarne la coltivazione  in modo completamen-te meccanizzato impiegando mezzi e tecniche disponibili per le tradizionali colture agrarie.

Anche per numerose altre specie, quali reseda, robbia, camomilla dei tintori, ginestra dei tintori  e altre, la sperimentazione agronomica fin qui  condotta ha mostrato buona adattabilità all’ambiente di coltivazione, disponibilità di varietà ed ecotipi caratterizzati da buoni livelli produttivi per resa e contenuto in principi co-loranti (www.agr.unipi.it/colorinaturali).

La tintura con colori naturali, ad eccezione dell’indaco, prevede una fase di estrazione del colorante, generalmente in acqua o in solventi polari, per la predisposizione del bagno di tintura. I parametri che variano in questa prima fase sono la concentrazione del bagno e il rapporto in peso tra sostanza colorante e filato (ovvero il rapporto tra la quantità di polvere colorante impiegata e il peso del filato da tingere), la temperatura e i tempi di estrazione.

La fase successiva è il procedimento di tintura vera e propria che consiste nell’immersione della fibra (in fiocco, in filo o pezza) preventivamente mordenzata, nel bagno di tintura in condizioni di pH, tempe-ratura e tempi variabili a seconda del tipo di fibra e dell’intensità del colore che vogliamo ottenere. Lo stesso bagno di tintura può essere utilizzato ulteriormente per ottenere minori intensità di colorazione. La tintura con l‘indaco segue invece procedimenti di tipo diverso. Si può realizzare una tintura “al tino” mediante fermenta-zione dell’indaco che va incontro a riduzione biologica del colorante, oppure attraverso la riduzione dell’indaco con idrosolfito di sodio.

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