Allo stato attuale è possibile indicare cinque specie per le quali è stato registrato negli anni il maggiore interesse da parte degli operatori del settore perché coltivabili come ceduo a turno breve: salici (Salix spp.), pioppi (Populus spp.), robinia (Robinia pseudoacacia L.) ed eucalipti (Eucaliptus spp.). Per quanto riguarda il ceduo a turno breve delle arboree, si segnala lo sforzo compiuto dalla ricerca e dalla sperimentazione per contribuire ad una valutazione “aziendale”, ipotizzando che, anche negli ambienti mediterranei, la S.R.F. (con pioppi, salici, eucalipti, robinie, ecc.), si possa configurare come una vera e propria coltura agraria “dedicata”:
a) di durata variabile (dai 10 ai 15 anni e quindi fuori rotazione),
b) con un sesto di impianto decisamente fitto (fino a superare le10.000 piante/ha),
c) regolarmente ceduata ad intervalli decisamente brevi (2 o 3 anni), nella quale una adeguata capacità di ricaccio della pianta/ceppaia garantisca nel tempo la produzione di nuova biomassa,
d) pressoché integralmente meccanizzata in tutte le fasi del ciclo produttivo.

A livello regionale, si sottolinea che l’attività di ricerca sulle caratteristiche bioagronomiche e produttive delle specie dedicate può valersi di prove di lungo periodo, anche in alcune aree litoranee, su terreni normalmente destinati ad accogliere ordinamenti colturali tradizionali del comparto cerealicolo-industriale e/o cerealicolo-zootecnico. Tenendo conto del quadro conoscitivo già acquisito, le specie di maggiore interesse da un punto di vista agropedoclimatico risultano essere: tra le erbacee annuali, il sorgo da fibra; tra le erbacee poliannuali, il miscanto, la canna comune e il cardo; tra le specie arboree, il pioppo .

Nell’ambito del progetto Bioenegy Farm, sono state condotte alcune sperimentazioni nella pianura litoranea pisana che hanno consentito una prima valutazione comparativa delle caratteristiche tecnico-produttive delle colture in oggetto e chimico-fisiche delle biomassa prodotta. Con lo scopo di fornire elementi utili per valutare la proponibilità delle filiere bioenergetiche in Toscana, si propone una estrema sintesi dei “punti di forza” e dei “punti di debolezza” che appaiono oggi definibili per le colture dedicate di cui sopra.

SORGO COMUNE

Punti di forza: si inserisce facilmente negli ordinari avvicendamenti produttivi presenti nelle aziende agrarie delle Toscana. L’impiego di questa specie come fonte di biomassa ad uso energetico può essere favorito dalla semplicità delle varie operazioni colturali del tutto analoghe a quelle effettuate per le altre colture erbacee di pieno campo. Inoltre, trattandosi di coltura annuale non vincola i terreni per più di una stagione.

Punti di debolezza: i maggiori problemi della coltura si registrano a carico della qualità della biomassa, sia per l’alto contenuto in ceneri e silice della sua sostanza secca sia per l’alta umidità che ancora la caratterizza maturità della pianta.

MISCANTO

Punti di forza: la produzione media annua di sostanza secca è piuttosto elevata (pari o superiore a quella del sorgo) ed è risultata  inferiore soltanto a quella della canna.

Punti di debolezza: più esigente in termini di disponibilità idriche (soprattutto se confrontato con la canna comune); la meccanizzazione delle operazioni di trapianto non è ancora perfettamente a punto; il ripristino del terreno dopo la coltura è ostacolato dalla vitalità dei rizomi residui; la biomassa, infine, è caratterizzata da un elevato tenore in silice.

CANNA COMUNE

Punti di forza: è senz’altro la specie da energia più produttiva tra quelle sperimentate nell’ambiente mediterraneo. Mostra grande adattabilità nei confronti dei diversi tipi di terreno e a condizioni udometriche caratterizzate da ridotte precipitazioni. E’ specie poliennale, in grado di mantenere costante ed elevata la sua produttività per molto tempo ed è una componente tipica del nostro paesaggio rurale. Protegge il terreno dall’erosione in maniera efficace.

Punti di debolezza: il costo della messa in opera dei rizomi è ancora molto alto sia per il prezzo dei rizomi stessi (che si ridurrà con il diffondersi di vivai produttori) che per la non perfetta meccanizzazione di questa operazione. E’ specie abbastanza invasiva ed è necessaria un’accurata operazione prima di intraprendere la coltivazione di altre colture. La biomassa è caratterizzata da un elevato contenuto in ceneri con un tenore in silice piuttosto alto.

CARDO

Punti di forza: è una pianta molto rustica che ben si adatta ad areali con scarse risorse idriche e nutritive e difficili da valorizzare. E’ una coltura facile da propagare per seme e può fornire altri prodotti oltre alla biomassa (es. semi per l’estrazione di olio). Il prodotto ottenuto appare di più facile stoccaggio.

Punti di debolezza: le produzioni registrate nei nostri ambienti non sono elevate (anche rispetto alle altre colture) e la qualità della biomassa non appare molto pregiata per la presenza di un’alta percentuale di ceneri.

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