La siccità sta trasformando foreste e biodiversità

Come se non bastassero tutti i danni che continuamente purtroppo rileviamo sembra che i cambiamenti climatici possano influenzare anche il valore nutrizionale di cereali e foraggi. Le piante assorbono dal suolo sali minerali preziosi per la sintesi di sostanze nutritive come l’amido nel caso dei cereali. Un terreno impoverito offrirà, a parità di raccolto, alimenti meno nutrienti per il genere umano e quello animale.

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Il ricorso a colture estensive meno vulnerabili agli sbalzi climatici sottrae spazio e calore alle colture specializzate: così le varietà tipiche di pianta in una certa area geografica vengono gradualmente abbandonate, se non ritenute in grado di resistere al clima che cambia. Una problematica simile è l’osservazione che eventi climatici estremi e la necessità di cambiare habitat (salendo di quota alla ricerca di temperature più basse) rendono le cure più vulnerabili a parassiti e funghi. In Italia il caso più eclatante è rappresentato dal mais coltivato nel Veneto ed utilizzato come mangime per le vacche da latte: durante le estati molto secche viene attaccato dalle aflatossine naturali sostanze cancerogene derivanti da un fungo, l’Aspergillus Flavus, che attacca i raccolti rendendo inutilizzabili le colture contaminate. Fra le colture più minacciate di certo ci sono i cereali che soffrono la scarsità di risorse idriche ma siccità ed anticipo della primavera intaccano le risorse agricole in termini più generali creando squilibri produttivi e crescenti disagi socioeconomici. La distribuzione disomogenea delle risorse idriche nell’area del Mediterraneo, concentrate sulla sponda Nord (Italia, Francia, Spagna) ed in Egitto provoca grossi problemi di dipendenza economica: i Paesi della sponda Sud africana sono costretti all’importazione di alcuni cereali (grano, mais, riso) dai Paesi della sponda Nord con conseguenze sociali e politiche correlate all’aumento dei prezzi che mina le fragili economie di questa area del mondo.

Articolo N.35 del 17-11-2021 | a cura di Luigi Campanella


Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.