I bioattivatori come rimedio per evitare la stanchezza del terreno

La stanchezza del terreno è un fenomeno che si verifica con la ripetizione della stessa coltura sullo stesso terreno ed è aggravato dall’inquinamento agricolo ed ambientale. Si manifesta con il minor accrescimento delle piante, il calo delle rese e con l’instaurarsi di patologie resistenti fino a rendere impossibile la coltivazione.

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La stanchezza del terreno rappresenta un sintomo del degrado della fertilità che può degenerare fino al collasso. Per evitare che questa condizione avvenga è fondamentale programmare i cicli colturali integrando con le opportune scelte proprietá e caratteristiche diverse. Il risultato sarà anche una riduzione di scarti che consenta anche all’agricoltura di rispettare il modello circolare di economia a cui l’industria sta rispondendo, ma a cui l’agricoltura fatica ad adeguarsi. Un aiuto per contrastare la stanchezza del terreno può venire dai bioattivatori. Sono sostanze che attivano o aumentano l’espressione dei geni di resistenza (o di difesa) presenti nelle cellule dei vari tessuti delle piante. I composti dei bioattivatori subito a contatto col terreno assorbono l’umidità e liberano immediatamente i fattori di crescita che, assorbiti dalle radici, promuovono lo sviluppo della pianta. Il complesso bioattivatore a questo punto, colonizza l’apparato radicale ed il terreno circostante facendo si che si amplifichi la quantità di terreno esplorata dalle radici, tradotto in altri termini fortifica e volumizza l’apparato radicale. Inoltre questo processo impedisce la proliferazione dei microrganismi patogeni che trovano l’ambiente occupato da quelli buoni. La bioagricoltura basata sul rispetto dell’equilibrio ecologico del territorio e sulla riduzione fino all’esclusione di fertilizzanti e fitofarmaci non organici è un elemento fortemente sinergico rispetto a questi processi.

Articolo N.22 del 01-10-2021 | a cura di Luigi Campanella


Prof. Luigi Campanella. Si laurea in Chimica e ottiene l’Abilitazione alla professione di Chimico nel 1961. Professore Incaricato Stabilizzato, prima di “Esercitazioni di Chimica Industriale II”, poi di “Esercitazioni di Analisi Chimica Applicata, presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal 1967 al 1980. Professore Ordinario di “Chimica Analitica” dall’a.a. 1980/81 all’a.a. 2002-2003 e di Chimica dell’Ambiente e dei Beni Culturali successivamente a tale data. Promotore e Direttore del Centro Interdipartimentale per le Scienze Applicate alla protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali. Attuale Coordinatore del Polo Museale de La Sapienza. È autore di oltre 500 lavori nei settori della Chimica Analitica, dell’Elettrochimica, della Chimica Ambientale, delle Biotecnologie Analitiche, della Chimica dei Beni Culturali.