Prospettive: aspetti positivi e negativi
È facile prevedere che il passaggio da una Unione Europea composta da 15 Stati membri ad una a 25, poi a 28, avrà notevoli effetti sull’agricoltura, che si sommeranno a quelli già provocati dalle proposte di Agenda 2000 e dalla introduzione dell’Euro. In particolare:

  1. probabilmente caleranno gli aiuti, perché calerà il budget dedicato all’agricoltura, che inoltre dovrà essere suddiviso fra un maggior numero di partners;
  2. sicuramente verrà data maggior importanza agli aspetti ambientali, sia riguardo alle modalità di produzione, sia riguardo alle caratteristiche del prodotto ottenuto.

Entrambi gli effetti possono essere ritenuti favorevoli alla diffusione di colture non alimentari. L’agricoltura europea infatti dovrà ancor più confrontarsi con il mercato mondiale. Riguardo alle grandi commodities (cereali, zucchero, ecc.), difficilmente riuscirà ad essere competitiva con Paesi le cui agricolture sono molto ben strutturate, con grandi aziende, disponibilità di professionalità e servizi (ad es. USA, Canada, ecc.), o con Paesi in via di sviluppo dove la manodopera costa poco (ad es. India, Cina, ecc.). Potrà invece con buona probabilità competere riguardo a colture le cui produzioni sono difficilmente e costosamente trasportabili, per grande volume, basso peso specifico, o comunque altre caratteristiche peculiari che complessivamente consigliano, lo impongono, una prima trasformazione in loco, a volte in grado di conferire un soddisfacente valore aggiunto.

Queste colture di solito richiedono un basso input nella fase agricola e perciò si inseriscono bene in una agricoltura sostenibile. I prodotti ottenuti, essendo di origine vegetale, sono generalmente apprezzati da una fascia sempre più larga di consumatori che tende a privilegiare, e a volte anche a pagare di più, prodotti ritenuti amici dell’ambiente.

Le suddette considerazioni sono condivise dall’Unione Europea che, soprattutto finanziando ricerca e sviluppo, tende a favorire la diffusione delle colture non alimentari. Dal 1982 al 2002 gli stanziamenti per lo sviluppo del settore hanno superato 50 milioni di Euro (Karus e Kaup, 2003).

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